La vita di coppia tra le quattro mura domestiche può essere un paradiso o un inferno. Vicini di casa di
Cesc Cay, sesto appuntamento della decima stagione del De Filippo di Agropoli, è uno spettacolo che
scava in due scenari possibili. Lo fa soprattutto grazie alla complicità degli attori in scena.
Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai e Alberto Giusta dominano il palcoscenico, calandosi
perfettamente nei propri ruoli. Fin dalle prime battute è evidente la distanza tra Anna (Amanda
Sandrelli) e Giulio (Gigio Alberti). Una lontananza che si esprime non solo nelle parole, ma anche nei
gesti. I due non si toccano mai e utilizzano lo spazio della scenografia di Roberto Crea per mantenere le
distanze. Se lei è seduta sul divano, lui rimane in piedi; quando lei si sposta per mettere in ordine, lui si
allontana. È un continuo ballo di movimenti pensati per scansarsi a vicenda.
La situazione non migliora con l’arrivo di Tony (Alberto Giusta) e Laura (Alessandra Acciai), vicini di casa
molto disinibiti che rispecchiano l’altra faccia della medaglia. La loro vita di coppia è idilliaca: lui
pompiere, lei psicologa, sembrano appagati da un’intensa vita sessuale, oggetto dei discorsi di un
aperitivo casalingo che si trasforma in una terapia di coppia per Anna e Giulio. Il clima si surriscalda
quando Tony e Laura rivelano che sono soliti praticare scambi di coppia, specificando che soltanto le
coppie “solide” possono davvero farlo. La loro sicurezza si manifesta anche nei gesti più sfrontati o
amichevoli che mettono a disagio soprattutto Giulio.
In questo confronto/ scontro, tra battute divertenti, crisi isteriche e contatti fugaci, vengono fuori le
fragilità della vita di coppia, insinuando il dubbio che le quattro mura domestiche sono molto meno
spesse e solide di quel che a tutti piace pensare. Vicini di Casa è una commedia intensa e divertente
che, in un’ora e dieci, mette a nudo la vita di coppia, passando dalla risata alla riflessione più amara,
limando desideri e sentimenti. In questo scenario perfetto ognuno sta al suo posto e sarebbe difficile
pensarlo con altri interpreti.
La regia di Antonio Zavatteri gioca sapientemente sulla dualità, quantificandone gli spazi e le parole, una
distinzione che, però, si dissolve nel finale dove niente è più così ben definito, ma tutto è poeticamente
e profondamente reale, proprio come nella vita.