SILVIO ORLANDO E LA STORIA DI MOMÒ COMMUOVONO E DIVERTONO IL PUBBLICO DEL DE FILIPPO

Grande successo per l’ultimo appuntamento della settima stagione teatrale.

La nostra vita è una continua ricerca dell’amore, del volersi bene, dello stabilire legami al di là dei vincoli di sangue. Martedì 28 Marzo, al Cineteatro Eduardo De Filippo di Agropoli, uno straordinario Silvio Orlando è riuscito a mettere in scena la complessità dell’esistenza umana, attraverso lo spettacolo “La vita davanti a sé”, ultimo appuntamento della settima stagione teatrale di Agropoli, che si conferma ricca di emozioni, grazie alle scelte di qualità della direzione artistica, affidata a Pierluigi Iorio

Silvio Orlando, sul palco, è Momo’, un bimbo musulmano, orfano  di una donna di strada, un figlio di puttana, come si definisce lui stesso, allevato da Madama Rosa, un’ex prostituta ebrea che, al sesto piano di un vecchio palazzo, riprodotto alle spalle dell’attore grazie alla sapiente scenografia di Roberto Crea, ha messo su un rifugio per “figli di puttana”. 

L’attore, fin da subito, grazie alla sua intensa recitazione fa vivere al pubblico le vicende del piccolo Momo’ alla ricerca della sua identità, un racconto che passa attraverso la visione innocente dei suoi occhi da bambino, ma , allo stesso tempo,  si immerge nella profonda e disperata angoscia di dare un senso al suo smarrimento. Silvio Orlando è Momo’ nel senso letterale del termine perché ne mantiene intatta l’inconsapevole paura tipica dell’età e il continuo interfacciarsi con il mondo adulto, che lo spaventa e lo sorprende in continuazione. 

Silvio Orlando, in scena, con il solo ausilio della sua recitazione, diventa Madame Rosa, il dottor Catz, il padre “psichiatrico”, madame Lola, il suo amico orfano ebreo, la famiglia che lo accoglierà e, attraverso quest’ incontri, scopre, a poco a poco, e forse troppo in fretta per la sua età, tutti i drammi dell’ esistenza, dal terrore dell’olocausto, alla consapevolezza della vecchiaia di Madame Rosa che la porterà alla morte e, quindi, alla mancanza di un riferimento. 

Silvio Orlando, accompagnato dall‘Orchestra Terra Madre, segue il filo del racconto di Romai Gairy, autore dell’omonimo libro da cui è tratto lo spettacolo, ne intercetta gli aspetti puramente teatrali e li ripropone al pubblico con un’ironia sottile e reale. Nel dramma di Momo’ c’è il paradosso di una vita che, anche nelle situazioni più dolorose, riesce a far sorridere grazie al disarmante candore di chi è alla ricerca solo del bene. Il bene di una madre, il bene di sentirsi accettati, il bene di provare un sentimento che non sia solo la paura, il bene di sentirsi accolti.

La vita di Momo’ è una storia di accoglienza, di ricerca,  di confronto tra tanti mondi diversi, tra tante paure che appartengono a ogni singolo personaggio che rivivono tutte in un unico attore, su un’unica scena, con un unico messaggio: volersi bene qualsiasi cosa accada.

Barbara Maurano