Giuseppe Zeno ed Euridice Axen “travolti” in scena dalla barbara passione del Teatro

Il teatro è passione, un moto travolgente dell’animo che, grazie alle forti emozioni dello spettacolo dal vivo, coinvolge e “stravolge” il pubblico. Non è un caso, perciò, che Pierluigi Iorio, direttore artistico del Cineteatro Eduardo De Filippo di Agropoli, abbia scelto di inaugurare l’VIII stagione teatrale con lo spettacolo “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di Agosto”, racconto dal grande impatto emotivo, divenuto un film cult degli anni ’70, grazie alla scrittura e alla regia di Lina  Wertmüller e all’interpretazione di Mariangela Melato e Giancarlo Giannini. Una passione riadattata per il teatro dal regista Marcello Cotugno che mantiene inalterata la struttura del film, ma ambienta le vicende dei personaggi nei giorni nostri. Euridice Axen, con grande bravura,  porta in scena tutta la complessità di Raffaella Pavone Lanzetti.  La ricca signora, dal doppio cognome, tipico degli ambienti altolocati, è in vacanza su uno yacht con una coppia di amici,  il marito a Dubai e tanto disprezzo verso il marinaio Gennarino, figlio di un’immigrata tunisina. Giuseppe Zeno si cala completamente e visceralmente nella parte di quest’uomo di origini straniere che, a causa della morte della madre, è vissuto con i pescatori di Catania, ereditandone il dialetto catanese. La signora Pavone Lanzetti non perde occasione per denigrarlo, sia per il suo intercalare che per i modi così lontani dal suo mondo. 

Nel primo atto lo spettatore, grazie anche alla ben costruita scenografia di Roberto Crea, vive la netta distinzione tra la società ricca e distaccata di Raffaella che, tra un drink al sole e un tuffo in acqua, discute di temi attuali come la crisi climatica o l’immigrazione  e il mondo senza privilegi, ma ricco di valori  che emerge dai discorsi di Gennarino con il suo capo Pippo. Il confronto tra i due, però, è vano perché  l’unico scopo del comandante  è il guadagno. Gennarino, su quella nave, è emotivamente e completamente solo, come del resto sembra essere anche la signora che, per divertirsi, ha bisogno di provocare gli altri con atteggiamenti sprezzanti.  La solitudine emotiva diventa il collante di  questa netta contrapposizione di ruoli, generando l’inaspettato, l’imprevisto che non si può domare. La signora Pavone Lanzetti e Gennarino si ritrovano naufraghi su un’ isola deserta, dopo essersi allontanati con un gommone  per un capriccio di lei. Il secondo atto si apre con la spettacolare scenografia dell’isola e i protagonisti alle prese con nuove dinamiche emotive, impensabili fino a pochi momenti prima. Naufraghi in una natura selvaggia, devono fare i conti con la propria solitudine. Non c’è posto per gli attacchi di panico della Pavone Lanzetti, per sopravvivere ci vuole la vita vissuta del marinaio che non perde occasione per ricordare alla signora qual è il suo posto nella vita reale. Ed è qui che scatta qualcosa. Sarebbe riduttivo dire che lei sia attratta dalla sicurezza di lui perché entrambi, seppur in una situazione di pericolo, mantengono i loro caratteri forti, le posizioni radicate nella solitudine di se stessi. Nei loro scontri fisici e verbali nessuno dei due è pronto a cedere e, grazie a  questa testardaggine che li accomuna, nasce una passione intensa e travolgente che li “stravolge” al punto tale che la Pavone Lanzetti pensa di voler restare sull’ isola. Gennarino, che tra le sue braccia è diventato semplicemente Samir, raccontandole la sua vera storia, decide, però, di interrompere quell’idillio, rispondendo ai soccorsi. L’ingenuità del suo amore lo porta a credere che la signora Pavone Lanzetti sia divenuta davvero la sua Raffaella, ma, una volta tornati alla vita reale, il suo sogno di infrange. Pur essendo cambiata nel profondo, Raffaella non riesce a fare a meno di quel doppio cognome, di quel suo mondo in cui non c’ è spazio per l’amore, perché l’individuo ha più valore della coppia. Il povero Samir riprende i panni di Gennarino e, furioso per la mancata scelta della sua amata, non può far altro che continuare ad apostrofarla come ” bottana industriale”, espressione  celebre del film, simbolo del modo sarcastico ed ironico con cui viene raccontata questa inaspettata dinamica amorosa e sociale. E così Giuseppe Zeno rimane solo sulla scena, con il rumore dell’ elicottero sullo sfondo, che segna l’addio di Raffaella a quella passione che li ha travolti, stravolti, fatti a pezzi e poi riconsegnati a una società, ieri come oggi, non ancora pronta per gli stravolgimenti. Il sipario si chiude, gli applausi della sala restituiscono il giusto riconoscimento agli attori e alla complessità della storia; il primo spettacolo si conclude e, al De Filippo di Agropoli,  una nuova stagione parte all’insegna di questa Barbara Passione che è il teatro!